28/02/14

Le vedute

Una veduta è molto dettagliata  e di solito di grandi dimensioni di un paesaggio urbano o di altri panorama che riproduce ciò che catturano gli occhi. Dal rigore delle linee tracciate, l'esatezza topografica, i pittori rendono delle parte della vita quotidiana con precisione. Questo stile di paesaggio è apparso nella pittura fiaminga del Cinquecento, e i pittori olandesi ne hanno fatto la loro specialità.


Galleria di vedute di Roma antica
 Galleria di Vedute di Roma antica
Giovanni Paolo Pannini (1691 - 1765)


Verso la metà del Settecento, Venise diventò uno centro molto rinomato. I più grandi artisti veneziani come Francesco Guardi, Giovanni Antonio Canaletto, o Bernardo Bellotto, erano i rappresentanti i più significativi del "vedutismo" in Italia.


Piazza S. Marco Venezia
 Piazza S. Marco Venezia
Bernardo Bellotto (1721 - 1780)


Lo sviluppo dei viaggi nel Settecento ha creato un vero mercato per queste opere: ogni gentiluomo colto deve soggiornare a Roma o a Venezia, e queste città diventano così centri di produzione di vedute di siti i più famosi che gli amatori possono portare via dei souvenir del loro viaggio.

Per sfuggire il lato convenzionale di vedute stereotipati, alcuni artisti sono alla ricerca di luoghi meno affollati come le rovine che gli ispirano dei capricci architettonici dove si mescolano fantasia e realismo, e scene parzialmente o totalmente immaginarie.


Capriccio con reminescenze di Padova
 Capriccio con reminescenze di Padova
Antonio Canal detto il Canaletto (1696 - 1768)


Alla fine dell'Ottocento, gli interpretazioni più personali dei paesaggi urbani sostituirono il desiderio di più precisioni topografici, che del resto, sarà soddisfato più tardi con la fotografia.

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I guazzi napoletani del Settecento e dell'Ottocento




I guazzi napoletani del Settecento e dell'Ottocento

I guazzi napoletani suscitavano l'interesse dei turisti del Settecento e dell'Ottocento, desiderosi di tornare a casa con immagini e ricordi del loro viaggio.

Il guazzo è rimasto l'appannaggio di Napoli, una delle città più importante d'Europa sotto i Borboni, che era necessariamente inclusa nel percorso del Grand Tour d'Italia, viaggio complementario agli studi che facevano tutti gli europeani distinti.


Veduta del Golfo di Napoli - Ottocento
Veduta del Golfo di Napoli
Guazzo Napoletano dell'Ottocento


Anonime per lo più e di piccoli formati per facilitare il loro trasporto, queste opere cosiddette minore e realizzate in modo artigianale hanno deliziato generazioni di turisti.
Il Vesuvio in eruzione di giorno o di notte, e il Golfo di Napoli sono i temi che troviamo più spesso nei guazzi napoletani di quell'epoca. Quelli che rappresentano il Vesuvio in eruzione sono spesso incorniciati da una linea nera in cui l'artista indicava l'anno e il giorno dell'eruzione rappresentata.


Vesuvio in eruzione - Settecento
Il Vesuvio in eruzione
Guazzo Napolitano del Settecento


Numerosi sono i pittori ad essersi dedicati a questo tipo di pittura. Il mercato era ampio e innumerevoli dipinti sono stati realizzati durante questo periodo.

I turisti apprezzano particolarmente quelli di Xavier Della Gatta (1777-1827) che ha realizzato numerosi guazzi napoletani. Xavier Della Gatta eccellava per queste vedute nella scelta dei punti di vista. Così aveva, nella sua opera, qualche paesaggio spettacolare che declinava con solo lievi variazioni.


Veduta di Napoli di Xavier Della Gatta
Veduta di Napoli con il Castel dell' Ovo, la Certosa di San Martino and il Castel Nuovo
Xavier della Gatta, 1791
Fonte: Christie's


La poduzione di guazzi napoletani durerà più di un secolo, fino alla nascita di nuove technice come la riproduzione di stampa dal 1840 e anche la fotografia.

Per saperne di più, leggi anche l'articolo sulle Vedute
Le vedute




27/02/14

André Charles Boulle

Ebanista di genio, André Charles Boulle sarà, con Cressent sotto il regno di Luigi XV e Riesener sotto quello di Luigi XVI, uno dei tre grandi creatori di mobili del Vecchio Regime. Nato da un padre ebanista (Jean Boulle), fu ricevuto maestro ebanista nel 1664, ma fu anche fabbro ferraio, disegnatore, scultore; e creò all'età di 24 anni nel 1666 il proprio atelier dove lavoreranno fino a 40 persone, tra i quali i suoi quattro figli.


Cassettone André Charles Boulle
Cassettone André Charles Boulle
Per la camera di Luigi XIV al Trianon, Castello di Versailles.


L'eccellenza del suo lavoro lo aiuterà a farsi notare da Colbert (sovrintendente di edifici, arti e manifatture di Luigi XIV) che lo invita a venire a stabilirsi nel 1672 nella Galleria del Louvre. La Galleria del Louvre era a l'epoca un insieme di ateliers prestigosi (istituito da Enrico IV) in cui gli artisti erano ospitati alle spese della Corona. André Charles Boulle prenderà gli appartamenti di un ebanista di fama, Jean Macé.

Riceve il titolo di primo ebanista del Re, che gli permette di derogare a rigoroso regime della sua corporazione, il quale a l'epoca vietava il cumulo di parecchie discipline diverse come la scultura, la doratura, la tarsia.


Scrittoio André Charles Boulle
Scrittoio André Charles Boulle
Castello di Chantilly


Non è stato, come ci si potrebbe aspettare, l'inventore della tarsia di guscio di tartaruga e ottone (comunemente chiamata tarsia Boulle). È stata probabilmente creata da artigiano olandesi nel secondo quarto del Seicento, ma è certamente stato colui che ha utilizato questa forma di intarsio con più virtuosità e magnificenza. Questa tecnica di intarsio permette di realizzare mobili in coppia con lo stesso decoro, perché l'impiallacciatura di tartaruga e ottone accatastati prima di essere tagliati con una sega allo stesso tempo in modo di avere una concordanza negli motivi seguendo i motivi presi dal celebre decoratore Jean Berain (disegnatore della camero e dell'ufficio del Re). Con questo metodo, si ottiene due parte:
La prima parte: lo sfondo è in guscio di tartaruga e gli ornamenti sono in ottone.
E la contropartita: Lo sfondo è in ottone e gli ornamenti sono in guscio di tartaruga.


Intarsio di una consolle attribuita a André Charles Boulle
Dettaglio d'intarsio di una consolle
attribuita a André Charles Boulle


André Charles Boulle arricchirà le sue creazioni attraverso una varietà di materiali come latta, avorio, corno, ebano, pietre preziose. Introdurrà nei suoi mobili l'arte del bronzo dorato che scolpiva e dorava lui stesso. Eseguirà ogni tipo di mobili (ha creato il cassettone e lo scrittoio piatto) ma lavorerà anche per l'arredamento interiore con la creazione d'orologio, pavimenti regolatore in legno, lampadari, applique e altri illuminazioni decorative in bronzo dorato, a volte fatte da cristallo di rocca. I suoi mobili non sono stampigliati perché a quell'epoca non era obligatorio.


Orologio André Charles Boulle
Orologio André Charles Boulle
The Wallace Collection


I mobili di André Charles Boulle possono essere ammirati al Louvre, al Castello di Versailles, al museo Jean Paul Getty o la Wallace Collection.




24/02/14

Giuseppe Maggiolini: ebanista Italiano

Ebanista lombardo di grande fama e specialistà di mobili intarsiati, Giuseppe Maggiolini esercitò la sua arte tra l'Ottocento e il Novecento. 

Giuseppe Maggiolini (Parabiago, 1738 - Parabiago 1817) è il figlio di Gilardo Maggiolini e di Caterina Cavalleri. Il suo padre è guardaboschi presso il Convento di Sant'Ambrogio della Vittoria, e durante la sua infanzia Giuseppe Maggiolini lavora con Lui. A 18 anni, inizia a lavorare come garzone nella bottega di un falegname. E qualche anno dopo, apre la sua prima bottega sulla piazza centrale di Parabiago.


Cassettone Giuseppe Maggiolini


Nel 1765, realizzò un canterano per la Villa Litta, dimora del Marchese Pompeo Litta a Lainate (MI). Fu un sucesso e poco dopo collaborò alle decorazioni della festa di nozze dell'Arciduca Ferdinando d'Austria, figlio dell'Imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, con Maria Beatrice d'Este. Iniziò così a lavorare per la Corte Asburgica. In seguito, Giuseppe Maggiolini ha lavorato per parecchi palazzi di Lombardia, il Palazzo Ducale e altre Corti d'Europa.

Le sue opere sono di architettura neoclassica. Ci sono diverse caratteristiche che distinguono i mobili di Giuseppe Maggiolini:
  • La qualità e la finezza dei suoi intarsi che sono eccezionalmente ricchi di colore. Maggiolini utilizzava più di 80 diversi specie di legno (spesso rara) per le sue realizzazioni.
  • Una decorazione molto sofisticata, molto esuberante, di ispirazione archeologica e simbolica, e a volte dal Rinascimento Italiano.

Tavolo Giuseppe Maggiolini
Tavolo Giuseppe Maggiolini

 Le opere del maestro sono raramente firmate. L'impronta stilistica e la lavorazione degli intarsi, come i disegni e incisioni di sua proprietà acquistati nel 1882 dal Comune di Milano, facilita l'attribuzione dei suoi mobili.

Giuseppe Maggiolini non realizzava direttamente i progetti che presentava ai suoi clienti, ma gli confidava ad architetti ed artisti pittori, come Appiani e Coremerio, per poi riservarsi le loro realizzazioni.


Secretaire Giuseppe Maggiolini
Secretaire Giuseppe Maggiolini




19/02/14

Il letto alcova

Con il rifiuto progressivo dell'etichetta vincolante imposta da Luigi XIV, si sviluppa una nuova concezione della camera da letto che diventa un luogo di intimità per eccellenza. Appare il letto alcova del Settecento che costituisce una innovazione fondamentale.

Il letto alcova è ricamente decorato e coperto di seterie e cotoni stampati con motivi diversi ed esotici. Questi tessuti non solo erano decorativi ma avevano una utilità molto importante dato che permettevano di trattenere il calore e di preservare l'intimità quando le tende erano chiuse, e anche con l'altezza dei materassi. Infatti, si sovrapponeva fino a tre materassi per proteggere dall'umidità e dall'aria fredda del suolo.


Letto a la polonaise Luigi XV
Letto "a la polonaise" Luigi XV
Fonte: Christie's


Il tipico letto alcova Luigi XV è il letto "a la polonaise". È stato creato intorno al 1750. Letto di traversa con due capezzali e a volte con schienale, è sormontato da un baldacchino alle dimensioni inferiore di quelle del letto stesso. Il baldacchino è portato da quattro borchie in metallo a forma di S o di C. La cintura del baldacchino è sia a forma di corona, sia a forma rettangolare. In altezza, la cupola è curva.


Letto a la polonaise Luigi XV
Letto "a la polonaise"
Fonte: Christie's


C'è anche un altro letto alcova detto "a la turc" che ha l'aspetto di un enorme divano con tre schienali di cui il più ampio è appoggiato contro il muro, e i più corti finiscono in volute verso l'esterno. Sormontato da un piccolo baldacchino a forma di cupola, questo tipo di letto era appoggiato contro il muro, con due pannelli di tessuto pregiato e drappeggiato che cadevano sui braccoli.


Letto a la turc Luigi XV
Letto "a la turc" Luigi XV
Fonte: Christie's


La fabbricazione dei letti alcova segue i stessi principi che quella dei sedili. Ecco perché non è sorprendente trovare evidente similitudine. Solo il montaggio a vite che collega i capezzali alle traverse longitudinale, molto frequente sui letti, differisce dal montaggio classico di un sedile; questo per facilitare il trasporto. Il letto è poi provvisto di ruote che vengono inseriti in due rotaie fissate al pavimento, in modo di poter spostarlo.



18/02/14

Georges Jacob, un creatore di sedili eccezionali

All'inizio della sua carriera, nel suo atelier della via de Clery, il falegname Georges Jacob realizzerà principalmente sedili di stile Luigi XV con linee curve. Le sue poltrone sono belle, ben fatte, ma assomigliano a quelle del suo maestro Louis Delannois. È nel suo nuovo atelier della via Meslay che Georges Jacob si rivelerà essere il grande creatore dello stile neoclassico di cui sarà il più fervente rappresentante.

Georges Jacob non si limiterà a seguire la moda. È un vero creatore e influenza l'arte del suo tempo. Che sia una poltrona, una panchina o un letto Luigi XVI, si riconosce sempre lo stile di Georges Jacob.


Poltrona da bureau Georges Jacob
Poltrona da bureau con sede girevole Georges Jacob


Dal suo atelier della via Meslay uscirà una produzione impressionante di sedili destinati ai più grandi cliente dell'epoca. Fornirà sedili per tutti i castelli reali: Versailles, Rambouillet, Fontainebleau, Saint-Cloud. Tra la sua clientela, c'è Monsieur, fratello del Re, Conte di Provenza e futuro Luigi XVIII, il suo cliente più importante. Arreda tutte le sue case di Parigi e di provincia con poltrone, panchine e letti del Settecento.

Lo stile antico ispira sempre il repertorio decorativo di Georges Jacob. Dallo stile Transizione, inventa una nuova forma di gambe detto consolle a scorrimento, che non si trova più in basso della gamba ma nella parte superiore al livello del raccordo con la traversa. Questa base di una rara eleganza si trova su sedili dell'epoca Transizione.


Panchina Luigi XVI Georges Jacob
Panchina Luigi XVI stampigliata G. Jacob
Vecchia collezione Jacques Doucet


Jacob inventa anche una nuova forma di braccioli. Sono chiamati in barca, cioè i braccioli sono svasati verso l'esterno al fine di fornire una sede più avvolgente.

Sotto lo stile Direttorio, Georges Jacob crea la magnifica poltrona detto en curule, una delle meraviglie della sua creazione.


Poltrone en curule Georges Jacob
Poltrone en curule G. Jacob e Jacob Frères
Fonte: Sotheby's


La natura è anche motlo presente nel suo lavoro, viene interpretata dalla scultura che è nelle creazioni di Jacob di una rara raffinatezza.

George Jacob si ispira anche molto dello stile Inglese di Chippendale e di Adam con poltrone a schienali trasforati, e sopratutto con l'uso del mogano massello. Con questo nuovo stile, Jacob inventa lo stile Direttorio.


Poltrona Direttorio attribuita a Georges Jacob
Poltrona Direttorio in mogano Attribuita a Georges Jacob
Fonte: Proantic Paul Azzopardi


Con la rivoluzione Jacob perde la sua clientela reale ed aristocratica, ma riceve ancora grandi ordini, e rimane uno dei più grandi maestri falegnami del Settecento. I suoi due figli, Georges II e François-Honoré-Georges continueranno la favolosa avventura di questo atelier unico con il nome, oggi così famoso, di Jacob Desmalter.

Leggi la prima parte dell'articolo 
Georges Jacob, la storia di una dinastia



Georges Jacob, la storia di una dinastia

Georges Jacob (1739 - 1814), giovane falegname di sedili conoscerà un destino favoloso, sarà il più grande dei falegnami, il più bramato dalla Corte e il più prolifico. Attraverserà gli stili Luigi XV, Luigi XVI, Direttorio e porrà fine alla sua carriera sotto il Consolato. Dal suo atelier uscirà una quantità incredibile di sedili, ma anche letti à la polonaise o à la turque, e panchine Luigi XVI. Georges Jacob è il fondatore di una dinastia di cui l'avventura prenderà fine sotto il regno di Luigi-Filippo nel 1847.

Georges Jacob è nato a Cheny, un piccolo villaggio in Borgogna. Suo padre, operaio agricolo, muore molto presto e il giovane Georges diventa orfano. Nel 1755, si trasferisce a Parigi dove inizia il suo compagnonage presso Louis Delannois.


Panchina Luigi XVI Georges Jacob
Panchina Luigi XVI da Georges Jacob consegnato nel 1777
al palazzo del Tempio del Conte d'Artois
Museo del Louvre


Louis Delannois è un personaggio riconosciuto. Consegna sedili a la Contessa du Barry, il suo stile è vivace e i suoi sedili molto pregiati. Ma il falegname Delannois è anche un innovatore straordinario, e trasmetterà al suo giovane allievo il savoir-faire e il gusto della creazione. E Georges Jacob si rivelerà essere un allievo eccezionale.


Poltrona boudoir Turca del Conte d'Artois nel 1777 al palazzo del TempioNoce intagliato e dorato
Museo del Louvre (c)


Il suo periodo di apprendimento finisce e Georges Jacob decide di stabilirsi, ma non riprenderà un atelier già esistente come i suoi colleghi, invece decide di avviare un atelier da zero. Ed è nella via de Cléry a Parigi che apre il suo atelier, proprio nel cuore del quartiere dei falegnami. All'inizio della sua carriera, copierà il suo maestro Delannois creando belle poltrone, sedie e panchine di stile Luigi XVI.

Nel 1767, Georges Jacob è ricevuto maestro falegname e ora può mettere il suo proprio timbro sul suo mobile.

Nello stesso anno, Georges Jacob sposa Jeanne Loyer che gli darà cinque figli. Due dei suoi tre maschi continueranno nella falegnameria di sedili come il loro padre.


Poltrona stile Etrusca Georges Jacob
Potrona stile etrusca in mogano intagliato 1787
Museo nazionale dei castelli di Versailles e di Trianon (c)


L'atelier cresce e nel 1775 Georges Jacob si traferisce via Meslay. E nel cuore di questo atelier che uscirano i suoi più belli capolavori, tutti influenzati dallo stile molto neoclassico di cui sarà uno dei principali iniziatori.

Leggi la seconda parte dell'articolo 
Georges Jacob, un creatore di sedili eccezionali


13/02/14

La potrona Napoleon III sotto il segno dello rospo

Qualunque sia il segno zodiacale che controlla il vostro destino, spetta a voi con assoluta fiducia di prendere posto nello segno del rospo: questa piccola poltrona che è emersa intorno al 1830. Sotto il segno del conforto: finalmente rilassarsi in una posizione adatta, e non c'è nulla di più facile con la poltrona rospo.

Questa piccola poltrona Napoleon III di salotto deve ovviamente il suo nome grazie al suo antenato animale e alla sua forma compatta e alle sue gambe corte. La poltrona rospo è caratterizzata da quatro qualità principale: confortevole, intemporale, occupa poco spazio ed ha un costo molto ragionevole.


Poltrona rospo Napoleone III
Poltrona rospo Napoleone III
Fonte: Christie's


Prima di Luigi Filippo, il legno a vista lasciava poco spazio alla copertura. La forma veniva prima del conforto. Con il Re-Borghese, la gente vuole riposare, rilassarsi, e il legno delle sedie scompare gradualmente a favore dei tessuti imbottiti che evolveranno fino a la poltrona imbottita Napoleone III.

La poltrona rospo la più vicina a quella che è così popolare oggi è stata trovata alla corte di Luigi XV, dove era una poltrona dedicata al conforto e al piacere della regalità.

La poltrona rospo è in qualche modo la prima poltrona francese con un lato funzionale: lo schienale sposa perfettamente la forma della schienna e la "gobba" imbottita all'altezza dei reni permette un conforto ottimale. Non è un caso se i sedili a guscio delle auto da corsa sono disegnati secondo una forma derivata della poltrona rospo.


Poltrona rospo dell'Ottocento
Poltrona rospo dell'Ottocento
Fonte: Proantic Marc Menzoyan


La sua fabbricazione, nello rispetto delle forme tradizionale, come l'ossatura in legno va lavorata per evitare il cedimento con techniche moderne (molle montate su cinghie, doppia sospensione della sedia); e assicura in tutte le circostanze un massimo conforto.

La poltrona rospo si adatta a tutti gli stili di interni, il suo vantaggio primordiale è che non va fuori moda. Basta cambiare la sua "pelle" per adattarla a tutti gli stili, dallo stile Luigi XIII al più moderno. Il basso ingombro della poltrona rospo aggiunge al suo sucesso. Ciò che è vero per una bergère Luigi XV o una maestuosa poltrona Impero non lo è per questa poltrona, chi come per il rospo nel regno animale ha bisogno solo di una piccola quantità d'aria per vivere!

Questa poltrona carica di storia attraversa gli stili e le epoche con gusto!


Poltrona rsopos Napoleone III
Poltrona rospo Napoleone III
Fonte: Henryot & Cie



11/02/14

La méridienne: letto da giorno Direttorio

Il letto da giorno e la panchetta nel Settecento sono parte integrante della decorazione delle grande case. Fino alla fine del Settecento, il mobile include spesso uno o due divani, un paio di marquises, quatro bergères, dodici poltrone, dodici sedie, sgabelli e uno o due schermi. La panchetta e il divano erano i pezzi i più importanti. Esistava molti modelli: la panchetta dritta a braccia aperti, il divano a orecchio, o ancora il divano corbeille, erano i modelli i più popolari in questo periodo.


Letto da giorno del Settecento
Letto da giorno del Settecento
Fonte: Proantic La Maison du Roy


Sotto il Direttorio, la riforma globale dei costumi conduce anche quella dei mobili. L'austerità, il rigore si traducono dall'impoverimento e l'abbandono di tutto ciò che faceva la ricchezza e la rafinatezza dei stili Luigi XV e Luigi XVI. Le bergères e le grande poltrone scompaiono, però si fanno sempre i letti da giorno e i divani. La panchetta Direttorio si trasforma il più spesso in un letto di giorno o uno sdraio di stile antico. La méridienne, di cui i fratelli Jacob sembrano essere stati gli inventori, fa la sua comparsa.

La méridienne è una sedia in legno a vista, un letto del quale i due capezzali sono disuguali con a volte uno schienale che si inclina da un capezzale al altro. La parola deriva dal Latino (meridies = mezzogiorno) e da una parola in vecchio Francese significando "la siesta che si fa nel mezzo della giornata". Per estensione, il letto da giorno per la siesta, ha preso quel nome.


Méridienne Direttorio
Méridienne Direttorio, fine Settecento
Fonte: Proantic Antiques Provence


La méridienne è anche chiamata letto "alla greca" per le sue linee classiche. L'antenato della méridienne è la veilleuse o la dormeuse sotto Luigi XV. È una panchetta che ha la stessa forma allungata rispetto a la méridienne, ma senza braccioli. La più famosa méridienne che conosciamo è quella di Madame Récamier, è nello stile etrusco con due capezzali disuguali arrotolati. Questo stile di mobile svoltò un ruolo significativo nella diffusione del gusto per l'antico che prevarrebbe sotto l'Impero.


Madame Récamier
Madame Récamier
Dipinto di Jacques-Louis David


06/02/14

Il barometro secondo Torricelli

Il nome di Torricelli (scienziato italiano del Seicento) è rimasto associato nella storia del primo barometro a mercurio, creato nel 1664.  Nel cercare di risolvere una domanda dei fontainier che non capivano perché l'acqua non saliva oltre una certa altezza, ebbe l'idea di un esperimento per sostituire l'acqua con mercurio in un tubo di vetro.


Barometro Luigi XVI 
Barometro Luigi XVI - Mecanismo secondo Torricelli
Fonte: Proantic La Ceriseraie


Nel riempiendo completamente un tubo di mercurio, tappandolo con un ditto per impedire l'ingresso di aria e versandolo in una bacinella anche piena di mercurio, constata che il tubo non si svuota completamento nella bacinella ma che una colonna di 76 cm rimane nella bacinella.

Sulla superficie del tubo poi si esercitano due forze che si compensano esattamente, il peso della colonna che tende a far cadere il mercurio nella bacinella e la forza esercitata dall'aria che preme sul liquido e che impedisce a la colonna di mercurio di svuotarsi. Questa forza esercitata dall'aria è la pressione atmosferica.


Barometro a mercurio
Barometro a mercurio del Settecento
Fonte: Proantic Cave et Fils




Ed è grazie a questo mecanismo, secondo Torricelli, che si trova dietro il barometro del Settecento (qui sotto) che il barometro può indicare il tempo prevvisto nei prossimi giorni. È la pressione esercitata dall'aria sul mercurio nel tubo (pressione atmosferica) che permette il movimento dell'ago nel quadrante.


Mecanismo di un barometro a mercurio
secondo Torricelli